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Percorso Garibaldi

Percorso Garibaldi
27 maggio 1859

Cliccando sui marker presenti nella mappa è possibile ripercorrere i momenti salienti presenti lungo il Percorso Garibaldi e conoscere i personaggi e i luoghi che fecero parte della storia dell'Unità d'Italia.

1. La Seconda Guerra d'Indipendenza
2. Due eroici garibaldini: Cartellieri e Battaglia
3. Il Cippo De Cristoforis
4. I Cacciatori delle Alpi
5. Agostino dell'Orto
6. La Battaglia del 27 maggio 1859
7. L'ingresso trionfale di Garibaldi a Como

Percorso Garibaldi
1. La Seconda Guerra di Indipendenza 2. Due eroici Garibaldini: Giacomo Battaglia e Ferdinando Cartellieri 3. Il Cippo De Cristoforis 4. I Cacciatori delle Alpi 5. Agostino dell'Orto 6. La battaglia del 27 maggio 1859 7. L'ingresso trionfale di Garibaldi a Como

1. La Seconda Guerra di Indipendenza

La Seconda Guerra di indipendenza italiana (26 aprile 1859 - 12 luglio 1859) vide lo scontro tra l'esercito franco-piemontese, al comando del re Vittorio Emanuele II e dell'imperatore francese Napoleone III, e quello austriaco.

La sua conclusione permise il ricongiungimento della Lombardia al Regno di Sardegna e pose le basi per la costituzione del Regno d'Italia.

Tra i piemontesi militavano anche i Cacciatori delle Alpi, un corpo di circa 3000 volontari guidati da Giuseppe Garibaldi, che il 22 maggio 1859 passarono in Lombardia attraverso il fiume Ticino, con l'obiettivo di combattere gli Austriaci nella fascia prealpina. Dopo la vittoria a Varese del 25 maggio avanzarono verso Como: Garibaldi pose il suo quartier generale a Cavallasca presso Villa Imbonati per studiare un piano d'attacco contro le truppe del generale Urban che occupavano le alture di San Fermo.

Il 27 maggio 1859 avvenne la battaglia che mise in fuga gli Austriaci, ottenendo la liberazione di Como.

2. Due eroici Garibaldini: Giacomo Battaglia e Ferdinando Cartellieri

Il milanese Giacomo Battaglia fu poeta, scrittore, giornalista e morì nella battaglia di San Fermo insieme all'amico Carlo de Cristoforis. Si narra che prima di morire trasse di tasca una edizione della Divina Commedia che si era macchiata di sangue durante lo scontro e dopo aver appoggiato la testa sul suo "Dantino" spirò proprio sul poema di Dante, che accompagnò molti soldati nelle battaglie risorgimentali.

Il milanese Ferdinando Cartellieri combattè nella Prima Guerra di Indipendenza in difesa della Repubblica romana nel 1849.
Tornato a Milano si dedicò agli studi e alla propaganda patriottica: era considerato un ottimo avvocato e amministratore.
Nel 1859 si arruolò  col grado di sottotenente nei Cacciatori delle Alpi e nella battaglia di San Fermo fu colpito a morte. Si narra che Cartellieri, gravemente ferito, abbia baciato ripetutamente la sua spada e alla domanda "Dov'è Garibaldi?" sentendosi rispondere "A Como", lui morì mormorando "Evviva Garibaldi!".

3. Il Cippo De Cristoforis

Il Cippo De Cristoforis è una semplice colonnetta in marmo di Carrara coronata da una ghirlanda di fiori con incisi i nomi dei Cacciatori delle Alpi caduti nella battaglia del 27 maggio. Il Cippo sorge nel luogo dove fu colpito il capitano Carlo de Cristoforis, comandante della compagnia che doveva sferrare l'attacco frontale contro gli Austriaci: per equivoco De Cristoforis uscì allo scoperto prima del dovuto e venne raggiunto da una fucilata mortale a soli 34 anni. Nello stesso luogo cadde il sottotenente Giuseppe Pedotti di Pavia.

Carlo de Cristoforis (Milano 1824 - San Fermo 1859) patriota ed economista, scrisse un celebre testo di teoria militare. Partecipò alle Cinque giornate di Milano nel 1848 e in seguito frequentò corsi di economia all'Università di Pavia. Nel 1856 entrò come Sottotenente nella Legione Italiana durante la Guerra di Crimea. Nel 1858 si recò a Londra per insegnare fortificazioni e topografia militare nel Collegio Militare di Sumbury. Tornato in Italia nel 1859 si arruolò nell'esercito di Garibaldi e ottenne il grado di capitano dei Cacciatori delle Alpi.

4. I Cacciatori delle Alpi

I volontari che si arruolarono tra i Cacciatori delle Alpi provenivano da varie regioni d'Italia e appartenevano a diverse estrazioni sociali: infatti accanto a uomini che avevano già combattuto in Italia e all'estero c'erano letterati, laureati, professionisti, studenti, medici e artisti, tra i quali il pittore Angelo Trezzini, autore del quadro che rappresenta il logo del Percorso Garibaldi.

Durante la battaglia del 27 maggio a San Fermo caddero quattordici Cacciatori delle Alpi e una sessantina furono i feriti. I morti e i feriti trovarono ricovero presso l'infermeria da campo situata in casa Grigioni a Cavallasca, nel pressi di Villa Imbonati.

I caduti furono: il capitano De Cristoforis (Milano); i sottotenenti Cartellieri (Milano), Pedotti (Pavia) e Ferreni (Salò, BS); il caporale Battaglia (Milano); i militi dell'Orto (Cernobbio, CO), Bignami (Maleo, LO), Montelaciti (Venezia?), Fioravanti (Brescia), Masotti (Milano), Petrocchi (Roma), Marchetti (Milano), Riboni (Casalpusterlengo, LO) e Casini (Firenze).

5. Agostino dell'Orto

Agostino dell'Orto fu l'unico comasco caduto della battaglia del 27 maggio.

Nacque a Cernobbio nel 1840, figlio di Giuseppe dell'Orto, panettiere del paese, e di Vittoria Guggiari.

Appena diciottenne si arruolò volontario nei Cacciatori delle Alpi e partecipò alla Battaglia di Varese. Fu assegnato alla compagnia del capitano de Cristoforis visto che conosceva bene i luoghi intorno Como occupati dagli Austriaci.

Dopo la morte del suo capitano insieme ai garibaldini si lanciò all'inseguimento del nemico che fuggiva verso Camerlata e sulla strada che conduceva da Rondineto verso Breccia fu colpito a morte.

6. La battaglia del 27 maggio 1859

Garibaldi, dopo aver combattuto a Varese, arrivò a Cavallasca con i Cacciatori delle Alpi e vi pose il quartier generale.

Il 27 maggio 1859 Garibaldi preparò il piano d'attacco contro le truppe austriache che occupavano le alture di San Fermo ed erano appostate sul campanile del Santuario e alla cascina di Grandola. Il piano prevedeva un attacco verso il Santuario su tre direttive:
1. il colonnello Medici e i suoi uomini dovevano avanzare lungo lo stradone che da Cavallasca porta a San Fermo per condurre l'attacco frontale;
2. i soldati del capitano Cenni dovevano procedere attraverso via Carbonera e via Giasca
3. infine la compagnia del capitano Vacchieri doveva percorrere via Imbonati, passare da Cantone ed attaccare per ultima. Il capitano Carlo de Cristoforis, avanzando da Valdomo avrebbe dovuto sferrare l'offensiva dopo aver sentito una fucilata.
Ma il piano non funzionò a causa di un malinteso: gli Austriaci spararono per primi agli uomini del capitano Cenni e De Cristoforis, pensando che fosse iniziata l'operazione, uscì allo scoperto e fu colpito a morte.

Tuttavia, i suoi uomini continuarono comunque l'assalto, seguiti da tutti gli altri volontari, e la loro avanzata fu insopprimibile, tanto che il nemico dovette battere in ritirata su tutta la linea.
Fu così che la chiesa, l'attuale piazza 27 maggio e le colline circostanti furono occupate dai Cacciatori delle Alpi.

7. L'ingresso trionfale di Garibaldi a Como

Dopo la vittoriosa battaglia di San Fermo contro le truppe austriache guidate dal generale Urban, la sera del 27 maggio 1859 Garibaldi, insieme ai Cacciatori delle Alpi, scendendo per la Valfresca, si scontrò con il nemico che era accampato al Prato Pasquèe in riva al lago (oggi Campo Garibaldi nella zona di via Borgo Vico) e riuscì a raggiungere Como.

Gli abitanti della città, ormai abbandonata dai nemici, fuggiti verso Monza, appena videro giungere la colonna dei garibaldini misero dei lumi alle finestre e accolsero i soldati al grido di "Viva l'Italia, viva Garibaldi".

Tutti si affollarono nelle strade e marciarono a fianco di Garibaldi brandendo delle torce, mentre le campane suonavano a festa: il generale entrò trionfante in città attraverso Porta Sala, oggi via Garibaldi.